SICUREZZA NELL'INDUSTRIA DI PROCESSO
Fondamenti
HOME
ELEMENTI INTRODUTTIVI
CASI STORICI
SCHEDE DI SICUREZZA
ANALISI DI RISCHIO
GLOSSARIO
LEGGI E REGOLAMENTI
PUBBLICAZIONI
LINK
PRESENTAZIONE

La parola chiave per affrontare i problemi della sicurezza è “pericolo”. Nel D. Lgs. n° 81/2008, che tutela la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il “pericolo” è definito come “proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni”. Una definizione formalmente diversa è adottata nella direttiva Seveso del 1996 che si applica alle attivtà produttive a rischio di incidente rilevante nelle quali ricade una parte dell'industria di processo. Qui il pericolo è definito come “proprietà intrinseca di una sostanza pericolosa o della situazione fisica esistente in uno stabilimento di provocare danni per la salute umana o per l’ambiente”.
In letteratura si trovano altre definizioni ma con sfumature diverse. In sintesi, per “pericolo” s'intendono una o più caratteristiche intrinseche di un oggetto, una sostanza o un comportamento che in determinate circostanze o condizioni accidentali possono essere causa di danni alla salute umana, ai beni materiali o all’ambiente.
L’industria di processo comprende impianti chimici di ogni tipo, raffinerie petrolifere e impianti petrolchimici, costituiti da strutture complesse che trattano una vastissima gamma di sostanze reattive, infiammabili e/o tossiche,
Al momento sono oltre centomila le sostanze esistenti registrate in Europa alle quali se ne aggiungono sempre di nuove che vengono ricercate anche nella prospettiva di sostituire nella stessa funzione prodotti esistenti particolarmente tossici per l'uomo e per l'ambiente. Sono poi circa 36.000 le piccole e medie imprese in Europa che operano nel settore chimico oltre a diverse società multinazionali. L'industria di processo è dunque un comparto produttivo intrinsecamente pericoloso.
Il pericolo però è un attributo qualitativo non quantificabile, mentre un evento accidentale associabile allo stesso si può quantificare su basi probabilistiche e se ne possono valutare le prevedibili conseguenze dannose. E' questo il "rischio", definito come prodotto della probabilità che si verifichi un evento accidentale associabile ad uno o più pericoli specifici moltiplicata l’entità dei danni, modesti o rilevanti, immediati e/o differiti, valutati in termini di fatalità o di valore economico o di altro parametro che eventualmente caratterizza meglio il caso in esame.
La “sicurezza” è la grandezza complementare del rischio e dunque anch’essa si quantifica in termini probabilistici. Rendere più sicura un’attività produttiva equivale indifferentemente a ridurre la probabilità che si verifichino eventi indesiderati e/o a limitare l'entità delle conseguenze dannose.
E' opportuno tenere presente che la "sicurezza", a qualunque entità si riferisca, non è un attributo da aggiungere alla fine dell'opera per abbellirla o completarla ma è un carattere da ricercare e costruire in ogni momento del suo ciclo di vita, "dalla culla alla tomba". Nel caso di impianti e attività dell'industria di processo, la sicurezza va assicurata in tutte le fasi , da quella di ricerca e sviluppo a quelle di progettazione, realizzazione, avviamento, gestione, modifica e dismissione. I soggetti responsabili della sicurezza sono tutti coloro che a vario titolo entrano in un periodo qualsiasi della vita di quell’impianto o di quel processo o di quell'attività.
Le pagine di questo sito sono strutturate per consentire agli allievi ingegneri chimici di acquisire autonomamente i fondamenti della sicurezza nell'industria di processo.
Alle diverse pagine si accede attraverso le voci elencate nel sommario posto a margine.
Gli "elementi introduttivi" includono alcune schede che intendono fornire conoscenze generali di base, essenziali per affrontare le questioni della sicurezza .
I “casi storici” riportati sono una ricostruzione sommaria di eventi accidentali occorsi in diverse parti del mondo, alcuni dei quali, come l’esplosione dell’impianto di caprolattame a Flixborough in Inghilterra nel 1974 e il rilascio di 2,3,7,8-tetraclorodibenzoparadiossina (TCDD) dall’impianto Icmesa che investì la città di Seveso nel 1976, furono, all'epoca, il motivo di maggiore preoccupazione nel mondo scientifico, tecnico, industriale e politico che portò a riconsiderare in chiave di sicurezza i sistemi di progettazione, realizzazione e gestione degli impianti chimici. I pochi casi qui illustrati, oltre al valore " storico" , costituiscono anche una guida per analizzare tanti altri eventi descritti nella letteratura specialistica. Si tenga presente che le leggi vigenti esigono esplicitamente che prima di avviare un’attività industriale a rischio d'incidente rilevante si debbano raccogliere tutte le informazioni disponibili su eventuali incidenti occorsi su attività analoghe per dimostrare che si è preso atto dei pericoli e dei rischi associabili a quell'opera. Questa incombenza si ispira ad un principio fondamentale, per la sicurezza e non solo, secondo il quale "chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo".
Ogni sostanza chimica o miscela di sostanze per legge deve essere accompagnata da una “scheda di sicurezza”, la quale dovrà essere strutturata, secondo norme obbligatorie a livello europeo ed internazionale, e compilata dal fabbricante, importatore o distributore che è obbligato a fornire tutte le conoscenze necessarie ai fini della sicurezza. Le pagine collegate a questa voce del sommario esaminano in maggior dettaglio le informazioni più importanti per l'industria di processo che ci si aspetta di trovare in dette schede .
L’”analisi di rischio” è una metodologia che cerca di costruire tutti i possibili scenari accidentali che si possono verificare in una qualunque attività produttiva e che si vorrebbero scongiurare, di quantificarne le conseguenze dannose e in definitiva di quantificare il rischio. La stessa analisi aiuta ad inquadrare gli interventi preventivi più idonei e affidabili, di tipo progettuale o gestionale, per migliorare la sicurezza del sistema in esame.
Il “glossario” allegato fornisce il significato dei termini più diffusi nel campo della sicurezza per evitare confusioni e adottare un linguaggio comune. I termini sono riportati nella doppia lingua, italiana e inglese, o solo in quella inglese per quelle parole rimaste immutate in testi scientifici italiani e persino nelle leggi nazionali.
Nella pagina dedicata alle “pubblicazioni” è riportata una selezione di libri di particolare interesse per la sicurezza nell'industria di processo che in larga parte si possono consultare presso la biblioteca Polo Roio dell'Università dell’Aquila.
Infine, attraverso la voce “link” si accede agli indirizzi web di importanti enti e istituzioni nazionali, europee ed internazionali che in qualche modo trattano questioni legate alla sicurezza e all’industria di processo o sono di riferimento per leggi, norme, standard, codici, ecc. Con alcuni di questi enti la biblioteca dell'Università ha sottoscritto appositi contratti per poter accedere a banche dati o a norme tecniche indispensabili nel campo della progettazione e della gestione degli impianti.
Per concludere questa sintetica presentazione, è doveroso far presente che le informazioni, le tabelle e le figure incluse in queste pagine, delle quali a volte è citata la fonte ma a volte questa manca, sono state concepite e strutturate per motivi esclusivamente didattici per cui non possono essere riprodotte per usi professionali. Peraltro non si assicura che le leggi, le norme, gli standard, ecc., richiamati a vario titolo, siano aggiornati per cui, ove siano necessari riferimenti certi ufficiali, si consiglia di effettuare una verifica presso i siti web degli enti responsabili, nazionali o internazionali.

Prof. Giuseppe Fumarola